Il giorno 13 luglio è giunta al monastero la  statua in marmo bianco di Carrara, leggermente venato in grigio, che riproduce l’immagine di S. Chiara.

Datazione  tra il XVII e il XVIII secolo.

La Santa è chiaramente riconoscibile dal suo simbolo classico, l’Ostensorio.

E’ immortalata, infatti,  nel momento in cui intercede con la preghiera al Signore presente nel Santissimo Sacramento per la liberazione di Assisi dai Saraceni.

Si è occupata del trasporto la “Ditta Sciutto”, nella persona del signor Giovanni Battista Oneto con due aiutanti. La statua, alta cm.145, è stata collocata su una base alta cm. 60, in cemento armato in una aiuola del giardino.

Delle opere  murarie si è occupato il signor Ramon Isidro Bayas Velez.

Il manufatto è di proprietà e proviene dall’Albergo dei Poveri. Ce ne era stata indicata la presenza da parte di P. Mauro De Gioia, d.O. Ci è stato  concesso in “comodato gratuito” per la durata simbolica di dieci anni, rinnovabili in perpetuo.  E’ giunto a noi in occasione di lavori per la ristrutturazione e riqualificazione di quel  complesso che sarà adibito ad altri usi (Polo Universitario). Ci è pervenuto dopo un lungo tempo di incuria e dopo essere stato riposto in stato di abbandono. Era quindi necessario un intervento di restauro conservativo.

La “Sopraintendenza ai beni culturali della Liguria”  ha  incaricato la dottoressa Francesca Olcese, restauratrice specializzata ed accreditata, che dal 20 al 31 luglio ha lavorato con competenza e pazienza e ci ha consegnato la statua nel primitivo splendore.*

Noi tutte affidiamo al Signore per intercessione di Santa Chiara tutte le persone che hanno contribuito al buon esito del lavoro, affidiamo la nostra città, i fratelli, le sorelle del mondo intero, perché riconoscano Cristo Signore. La fraternità tutta è grata al Signore e affida a Lui i fratelli che sono stati concreta espressione della Sua Provvidenza, permettendoci di affrontare le necessarie spese.

Oggi,11 agosto 2017, Solennità di Santa Chiara, è presente tra noi il nostro amato Arcivescovo, il cardinal Angelo Bagnasco, che presiede la Concelebrazione Eucaristica nella nostra Chiesa, poi entra nel giardino e benedice l’effige di Santa Chiara.

  

Le sorelle Clarisse Cappuccine: del Monastero del S.S. Sacramento:

Sr .M. Clemente Longoni

Sr .M. Amata D’Amato

Sr. M. Regina Galimberti

Sr. Anna Maria Martinelli

Sr. M.Innocenza Lupo Stanghellini

Sr. M. Chiara Bordignon

Sr. M.  Antonietta Arca

Sr. M.  Angela Briganti

Sr. M.  Delfina Radaelli

Sr. M. Paola  Fumeo

Sr. M. Cristiana Meirana

Sr. M. Chiara Stella Raddi

Sr. M. Speranza Imperlini

Sr. M. Francesca Iozzi

Sr. M. Paola Chiara Marrocu (che in questo triennio ricopre l’ufficio di Madre)

Sr .M. Anna Gloria Bardini

Sr. M. Benedetta Meloni

Sr .M. Monica  Filippone

Sr .M. Caterina Calero Cajas

*Nell’archivio storico  del Monastero è conservata la scheda tecnica del restauro eseguito, il CD fotografico che riproduce tutte le fasi del restauro e la scheda storico/artistica redatta dal dottor Franco Boggero, ispettore della Soprintendenza che ha controllato lo svolgimento del restauro.

A perpetua memoria

A lode di Francesco poverello e della sua pianticella Chiara

 

Omelia del Cardinale Angelo Bagnasco

Carissime sorelle, autorità, cari confratelli nel sacerdozio e diaconato, cari amici, è motivo di gioia e di gratitudine verso le nostre consorelle che insieme al loro cappellano don Sergio che saluto e ringrazio, ci invitano a partecipare a questa importante solennità per loro per noi e per la Chiesa: Santa Chiara; motivo sempre di preghiera, una boccata d’aria buona, un respiro di cielo. Come sempre nelle comunità monastiche e claustrali, si respira un’aria diversa che viene coltivata ogni giorno attraverso una intensa vita di preghiera, di lavoro interno, di fraternità.

Quest’oggi la gioia è cresciuta proprio per la benedizione di questa statua e molto gentilmente l’albergo dei povere ha voluto collocare in questo “santuario”, lasciatemi dire, vorrei ringraziare le autorità che hanno voluto questo, i periti che hanno curato il restauro e l’istallazione di questa insigne effige e chiedere alla suore che non ci dimentichino mai, lo fanno, ma di fronte a quella bellissima statua, dolcissima statua, portaste ogni giorno una particolare piccola preghiera per la diocesi, proprio di fronte a quella statua, che nella sua bellezza estetica esprime la bellezza spirituale, l’anima e il cielo di Santa Chiara.

Vorrei mettere in rilievo due aspetti:  il primo che è intimamente legato alla iconografia classica di Santa Chiara che ha in mano, sostiene il SS. Sacramento l’Eucaristia, per affrontare con la forza della presenza Eucaristica ogni pericolo che la storia civile, religiosa e di ogni uno di noi contiene, perché quale commento migliore al vangelo odierno che ci parla dei tralci e della Vite, può essere  proprio la visione  della iconografia di Santa Chiara, come se lei ci dicesse commentando il vangelo odierno: ecco la Vite, ecco la nostra forza con cui possiamo superare ogni difficoltà, ogni miseria personale e collettiva: L’Eucaristia.

Grande messaggio di cui abbiamo enorme bisogno perché la tentazione del pelagianesimo, che vuol dire credere di salvarci da soli, pensare che sia la nostra volontà a salvare la nostra anima e la vita del mondo è un rischio e una tentazione molto diffusa.

Questa tentazione di credere di più a noi stessi che non a Dio comporta un oscuramento di Dio, una diminuzione della preghiera, come se pregare fosse tempo perso, importante è fare le cose, ma non è fare le cose buone che salva il mondo, è Dio che salva il mondo se noi lo preghiamo e attingiamo da Lui umilmente la forza e la luce per fare il bene, perché non basta la buona intenzione per fare il bene, ci vuole la luce per sapere quale è il bene, perché a volte noi si spendiamo tanto a fare il bene, ma che in realtà più che alla volontà di Dio e hai bisogni del mondo, rispondono a delle fissazioni nostre, a dei pallini nostri, a dei gusti nostri, tanto che o si fa così, l’opera buona, o io non la faccio, così cosa vuol dire, come voglio io, ed è questa la volontà di Dio e il meglio delle anime? Dobbiamo molto interrogarci c’è troppo pressappochismo nel fare il bene, non parliamo del male parliamo del bene che risponde a troppo personalismo, come se ognuno di noi sapesse, capisse cosa è meglio da farsi, mentre siamo tutti così poveretti che abbiamo bisogno di stare molto davanti a Gesù Eucaristia, perché ci illumini per sapere quale è il bene delle anime oggi da fare, lo facciamo troppo coincidere con il bene dei corpi, che è un bene da fare, ma senza il bene dell’anima i corpi, cari amici, passano come ben sappiamo, mentre l’anima resta e il bene del corpo senza il bene dell’anima è un bene a metà che passa.

La seconda cosa che vorrei mettere in luce pensando a Santa Chiara e alle nostre sorelle che sono figlie di Santa Chiara quindi vita di comunità anche molto stretta all’interno di alcune mura che per quanto grandi sono sempre un perimetro stretto; e l’aspetto è questo: si parla tanto, anche oggi, si esalta la vita di comunità, basta che però gli altri non mi tocchino, bella la famiglia, ma basta che tutto funzioni come dico io e così nelle nostre comunità, allora questa è poesia, la poesia fa bene al cuore certo, ma deve essere coniugata con la realtà; e Santa Chiara ha vissuto la vita di comunità con tanta poesia in senso più nobile alto nobile, ideale, perfezione, cielo, ma coniugandola con la realtà umana delle sue sorelle, di se stessa, di ieri e di oggi.

E qui ci scontriamo con un elemento che oggi viene teorizzato negativamente, se ne parla,  lo si vede, lo si interpreta come un elemento negativo da emarginare, quasi da negare, e sono i nostri limiti, fisici, perché gli anni passano e gli acciacchi aumentano, le forze diminuiscono; psichici, perché ognuno ha le sue sbandate, o flessioni, o distorsioni, ognuno legge la realtà secondo i suoi occhiali, e sono sempre una prospettiva sola; limiti morali, perché ogni giorno dobbiamo chiedere perdono a Dio dei nostri peccati; limiti culturali, perché ognuno conosce le cose che conosce ha una saggezza in dose non ha tutta la saggezza, Dio è Sapienza, noi qualche goccia, qualche frammento … oggi si disprezzano i limiti, naturalmente quelli degli altri non i nostri, perché sembrano essere il contrario i nemici della comunità, dello stare insieme, invece noi dobbiamo fare l’elogio dei limiti, dei nostri e degli altrui limiti perché essi non sono una condanna, se ci pensiamo bene, ma una grazia, come una grazia la mia malattia … non poter essere autonomo, non arrivare a tutto … sentire delle stanchezze interiori … i miei difetti, i difetti non sono limiti, ne siamo responsabili, i limiti ce li troviamo, i difetti li coltiviamo, dobbiamo combatterli e via discorrendo … E dov’è la grazia dei limiti? La grazia è che non essendo autosufficienti dobbiamo uscire da noi e umilmente chiedere aiuto; ed è tutta qui la grazia e vi pare poco … Ma poi c’è un’altra grazia, a coloro che viene chiesto aiuto viene donata la grazia di uscire da se stesso, uno per chiedere, l’altro per dare; ecco l’elogio dei limiti, i limiti ci salvano da noi sessi, dal rinchiuderci e dal vivere in modo autosufficiente, quindi autoreferenziale, credendo di avere sempre ragione  di potere sempre tutto o quasi, indipendentemente da chi ci sta attorno, famiglia, comunità religiosa, parrocchia, società civile, invece abbiamo bisogno gli uni degli altri concretamente non mi posso muovere, ho bisogno di te, e chi soccorre deve dire, anch’io ho bisogno di te che mi chiedi aiuto. Che Santa Chiara ci aiuti, cari amici, a vedere questo aspetto della realtà e della vita con occhi nuovi, con occhi buoni, come un dono e a viverlo con i nostri amici, fratelli, con le persone che ci stanno accanto, vivere questo senso del limite, questa esperienza del limite che ci tocca tutti, come un’occasione di crescita umana e cristiana.

 

 

 

 

 

 

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