Matthias Grünewald
Crocifissione
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Santa Pasqua 2021
“Ecco l’Agnello di Dio,
ecco colui
che prende su di sé
il peccato del mondo”
Gv 1, 29
Fratelli, sorelle, amici amati nel Signore,
in questo anno dedicato da Papa Francesco a san Giuseppe vogliamo considerare la sua peregrinazione nella fede.
Con la lettera apostolica “Patris corde” il Santo Padre si prefigge di condividere con noi alcune riflessioni sulla straordinaria figura di questo santo che è stato scelto per essere vicino a Gesù. E a noi oggi.
Il suo desiderio di additarcelo e indicarcelo come compagno di cammino nell’oggi che siamo chiamati a vivere, è espresso nella lettera, tra l’altro, con queste parole: « durante questi mesi di pandemia in cui possiamo sperimentare, in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste, che senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermieri, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti, ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico, ma corresponsabilità. Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno, una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza».
A Giuseppe «Dio affidò i suoi tesori più cari» (Pio IX). Con lui il Figlio di Dio incarnato imparò dalle Scritture: «Ecco io vengo, sul rotolo del libro di me è scritto, di fare, o Dio, la tua volontà» (Sal 39,8). Con Giuseppe imparò l’obbedienza che lo portò alla Croce, mentre attese l’adempiersi di «vedere la luce, di avere in premio le moltitudini» (Is 53,11.12).
Giuseppe «si pose al servizio dell’intero disegno salvifico» (S. Girolamo); la sua grandezza sta «nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio alla missione redentrice» (San Paolo VI).
«San Giuseppe, in ogni circostanza della sua vita, seppe pronunciare il suo “fiat”, come Maria nell’Annunciazione, e Gesù nel Getzemani».
Gesù patì nella sua carne le nostre stesse sofferenze per noi, per innalzarci, insieme con Lui, all’altezza che gli compete fin dall’eternità. Egli è vissuto nell’umanità fisica, carnale, morto e risorto per entrare nella gloria del PADRE e portare con sé tutti noi. Questo è il grande disegno di bontà, di saggezza, di speranza, di amore del PADRE, al quale ognuno di noi è chiamato a partecipare come San Giuseppe ha contribuito «con la sua umana vocazione all’amore nella Santa Famiglia». In lui noi vediamo il culmine dell’amore nel dono di sé, come liberamente Gesù ha fatto salendo sulla croce e con il Suo Sangue ha salvato il mondo.
Con san Giuseppe,
nell’adesione di noi stessi alla sofferenza della Croce,
partecipiamo alla redenzione: «cioè il mistero nascosto da secoli […]
ora manifestato ai suoi santi ai quali Dio
volle far conoscere la sua ricchezza:
Matthias Grünewald
Risurrezione
Cristo in noi, speranza della Gloria!» (cfr. Col 1, 26.27).
Con San Giuseppe ciascuno di noi trovi in Dio il proprio volto nella vita nuova che viene dall’Agnello immolato e risorto.
AMEN, ALLELUIA!
Questa è la nostra domanda al Signore per voi e per noi nella preghiera quotidiana.
Questo è il nostro augurio.
Sr Maria Benedetta e sorelle
Monastero Clarisse Cappuccine
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