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OGGI IL NOSTRO ORDINE

CELEBRA LA FESTA DI

SAN FELICE DA CANTALICE  

Felice Porri nacque a Cantalice (Rieti) verso il 1515 da poveri ma onesti contadini, e anche lui fino a trent’anni lavorò come pastore e contadino. Nel 1543 entrò nel convento di Anticoli di Campagna(l’attuale Fiuggi) dove compì l’anno di noviziato. Rimessosi da una febbre che lo aveva ridotto in fin di vita, il 18 maggio1545, emise la professione religiosa nel convento di Monte S. Giovanni Campano. Quindi sostò per circa due anni, dal 1545 al 1547, nei conventi di Anticoli, Monte S. Giovanni, Tivoli e della Palanzana (Viterbo).

Verso la fine del 1547 o l’inizio del 1548 si trasferì a Roma nel convento di S. Niccolò de Portiis (ora Santa Croce dei Lucchesi), ai piedi del Quirinale, dove nei rimanenti quarant’anni della sua vita questuò pane, vino e olio per i suoi confratelli.

Felice ebbe temperamento mistico. Dopo mattutino passava molte ore in chiesa, non disponendo di molto tempo durante la giornata a motivo della questua. Nutrì una tenera devozione alla Vergine Madre, che gli apparve più volte. Nei giorni festivi soleva peregrinare alle “Sette Chiese” oppure visitava gli infermi nei vari ospedali romani.

Nel suo ufficio di cercatore per le vie di Roma, assistendo ammalati e poveri, edificava tutti quelli che incontrava con il suo incedere lieto e la corona del rosario sempre in mano.

Fu efficace consigliere spirituale di gente umile e della stessa aristocrazia della Roma rinascimentale. San Carlo Borromeo ne ricercava la conversazione, san Filippo Neri e Papa Sisto V l’ebbero per intimo amico. San Filippo Neri quando lo incontrava per via era capace di chiedergli ora la benedizione, ora una fiasca di vino cui s’attaccava tra le risa bonarie dei passanti. Poi per contraccambiare gli metteva sul capo il suo cappello.

Felice però prediligeva specialmente i fanciulli, i quali lo riamavano con pari affetto. Appena lo vedevano comparire, a frotte gli andavano incontro per baciargli il cordone, chiedergli la benedizione e cantare con lui il suo abituale «Deo gratias». «Deo Gratias, fra Felice, Deo gratias» si mettevano a gridare e fra Felice, con gli occhi pieni di lacrime, rispondeva: «Deo gratias, cari bambini, Deo gratias! Siate benedetti, Deo gratias!».

Li radunava quindi attorno a sé e insegnava loro facili canti di sua invenzione o li invitava a ripetere dolcemente il nome di Gesù. Per molti anni dopo la sua morte ragazzi e adulti seguitarono a cantare le sue ballate, come queste:

“Croce di Cristo in fronte mia, parole di Cristo in bocca mia, amore di Cristo nel cuore mio”.

“Vivo sì lieto che… già mi pare di essere in cielo: e piaccia al Signore di non darmi, di qualche cosuccia che opero, il premio nella presente vita”.

“Ragionate di Dio che rallegra il cuore, e non di cose vane che imbrattano il cuore”.

“Conosco solo sei lettere: cinque rosse e una bianca; le cinque lettere rosse sono le piaghe di nostro Signore Gesù Cristo, la bianca, la Madonna”.

“Occhi a terra, cuore in cielo, corona in mano”. 

“Gesù, somma speranza, 
del cuor somma baldanza.
Deh! dammi tanto amore, 
che mi basti ad amarti”.

“Se tu non sai la via d’andare in paradiso, 
vattene a Maria con pietoso viso, 
ch’è clemente e pia: t’insegnerà la via 
d’andare in paradiso”.

Dio predilesse talmente Fra Felice che gli concesse il dono di predire il futuro e di penetrare nel segreto dei cuori. Egli annunziò il trionfo dei cristiani contro i Turchi a Lepanto (1571) prima ancora che ne fosse giunta la notizia a Roma; a Sisto V predisse il papato; ad altri la vocazione religiosa; ad altri una morte imminente.

Morì a Roma il 18 maggio 1587 dopo un’estasi in cui vide la Madonna circondata dagli angeli. Sisto V ne fece celebrare il processo canonico l’anno stesso con l’intenzione di canonizzarlo immediatamente, poiché i miracoli operati dal santo ancor vivente e subito dopo la morte erano sulla bocca di tutti.

Ma di fatto Felice fu beatificato il 1 ottobre 1625 da Urbano VIII e canonizzato da Clemente XI il 22 maggio 1712. Le sue reliquie sono venerate a Roma nella chiesa del convento dei Cappuccini dell’Immacolata Concezione di via Veneto. Tradizionalmente nell’Ordine dei Cappuccini il 18 maggio è la festa dei fratelli laici. 

Tratto da:    http://www.fraticappucciniassisi.it

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