LE ANTIFONE MAGGIORI DELL’AVVENTO
MAURICE GILBERT S.I.
L’antifona del 22 dicembre
Per il 22 dicembre, la sesta antifona suona così in latino:
O Rex gentium et desideratus earum, lapis angularis qui facis utraque unum: veni et salva hominem quem de limo formasti.
E in italiano:
O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno: vieni e salva l’uomo che hai formato dalla terra.
Il doppio titolo O Rex gentium et desideratus earum (O re delle genti, desiderato da esse) allude a due testi profetici. Il primo si legge nel libro di Geremia in Ger 10,7: «Chi non ti temerebbe, re delle genti?», in un testo dove il profeta oppone il vero Dio agli idoli dei pagani, perché «non c’è nessuno come lui». Il detto del profeta è citato nel testo greco del Canto dell’Agnello in Ap 15,3, ma l’espressione «re delle genti» manca nella Volgata. L’antifona rimanda dunque al testo del profeta, non al latino dell’Apocalisse . Di per sé, l’espressione non è messianica né in Ger 10,7 né nel testo greco di Ap 15,3: il senso messianico dato nell’antifona è dunque originale e non sembra che sia stato ripreso da altri Padri della Chiesa.
Il secondo titolo rimanda alla versione latina fatta da Girolamo in Ag 2,7 (8 nella Volgata): adhuc unum momentum est et ego commovebo caelum et terram et mare et aridam, et movebo omnes gentes et veniet desideratus cunctis gentibus et implebo domum istam gloria, dicit Dominus exercituum (ancora un poco e scuoterò il cielo e la terra, il mare e il deserto; smuoverò tutte le genti e verrà il desiderato di tutte le genti, e riempirò questa casa di gloria, dice il Signore delle schiere). L’espressione latina «il desiderato di tutte le genti» è di Girolamo, poiché il testo ebraico (Ag 2,7) parla di tesori che affluiranno, letteralmente: «affluirà ciò che «è prezioso/desiderabile»; Girolamo ha personalizzato l’oggetto desiderabile del testo ebraico e, con questa interpretazione sua, egli ha dato al brano una portata messianica. A Cristo l’antifona si rivolge dicendo, in italiano: «pietra angolare che riunisci i popoli in uno».
Questa seconda riga dell’antifona riprende due passi di Ef 2. Il primo è l’espressione «pietra angolare » del versetto 20, il quale suona nella Volgata: ipso summo angulari lapide Christo Iesu, e questo ablativo assoluto si traduce: «Cristo Gesù essendo lui stesso la suprema pietra angolare», in cui tutto l’edificio, fondato sugli apostoli e i profeti, è ben ordinato. Questo versetto di Ef 2,20 rimanda a Is 28,16, che qui traduciamo dalla Volgata: «Ecco io metterò nei fondamenti di Sion una pietra, una pietra sicura, angolare, preziosa, solida nel fondamento». Poi l’antifona rimanda a Ef 2,14, tradotto qui letteralmente: «Cristo infatti è la nostra pace, colui che ha fatto ambedue uno»; le due ultime voci sono neutre, in greco come in latino, e segnano due entità, la pagana e la giudaica: Cristo ha abbattuto il muro d’inimicizia che le separavano. Nell’antifona, dunque, malgrado la formulazione italiana, si deve intendere che Cristo è considerato la pietra angolare che unisce pacificamente i giudei e i pagani in una sola comunità; in questo senso, l’espressione «pietra angolare» non si riferisce tanto all’edificio della Chiesa, ma all’unificazione in Cristo dei credenti pagani e giudei.
Salva hominem quem de limo formasti (Salva l’uomo che hai formato dalla terra). Questa preghiera che conclude l’antifona rimanda a Gn 2,7 secondo la Volgata: formavit igitur Dominus Deus hominem de limo terrae. Il testo latino dell’antifona riprende l’espressione de limo della Volgata. Che la formazione del corpo umano, secondo Gn 2,7, sia attribuita a Cristo non deve stupire. Questa opinione, piuttosto rara, è stata tenuta da Clemente di Alessandria (Il pedagogo, I, 98, 2) che scriveva: «A me pare che sia proprio lui [Gesù Cristo] che prima di tutto ha plasmato l’uomo con fango, che lo ha poi rigenerato per l’acqua e che lo ha fatto crescere per lo Spirito». E Ireneo spiegava nel suo trattato Contro le eresie (V, 28, 4): «L’uomo plasmato all’inizio per le mani di Dio, che sono il Figlio e lo Spirito, è stato fatto a immagine e a somiglianza di Dio». Con questo riferimento a Gn 2,7, l’antifona sottolinea che tutti gli uomini, i pagani e i giudei, sono stati creati dalla stessa argilla e che la salvezza operata da Cristo ha una portata universale, in modo che tutto il genere umano sia radunato nell’unica Chiesa.
Da “La CIVILTA’ CATTOLICA” del 15 novembre 2008